The (brand new) Debian 3D-Printing Team is hiring!

The 3D-printing technology has gained quite a big momentum in recent times. Its use is spreading widely even among hobbyists and many sources report daily several (sometimes weird) examples of its usage. The thing I like most, as a Free Software activist, is that several 3D-printing-related free and open source software are already available and quite good, and some printers are even released as free hardware.

Unfortunately, Debian is quite lagged behind with regard to the availability of such software in our archive, especially compared to other distributions who already ship much of it. Hopefully this situation will change drastically thanks to the brand new Debian 3D-Printing team, whose purpose is to make Debian a rocking platform to do some serious 3D-printing.

The team is bootstrapping right now, and we are looking for volunteers who are willing to help us. Packagers are greatly welcomed, but also triagers, users and passionate people with some experience in the field are extremely valuable.

People willing to join the team can take a look at our (in-progress) wiki page and apply on the team page on Alioth. As with any good packaging team, a mailing list is available to share ideas, feel free to subscribe it, and feel free to join #debian-3dprinting on OFTC if you want to hang out with other team members.

Il Software Libero ed Open Source: istruzioni pratiche per giornalisti poco pratici

[EDIT: Subito dopo la pubblicazione di questo blogpost, l’articolo in questione è stato corretto, rimuovendo la “frase incriminata”.]

Grazie a Twitter ho scoperto un articolo della giornalista Marta Serafini apparso ieri su corriere.it. Nonostante l’articolo fosse incentrato su Google e la sua nuova tecnologia Knowledge Graph, l’autrice dell’articolo pensa bene di aggiungere un commento personale alla notizia che il sistema sfrutti un “database open source come Wikipedia” (affermazione che già di suo lascia abbastanza sconcertati chi sa cosa siano l’Open Source e i database). La frase incriminata è la seguente:

Open source, infatti significa gratis. E non sempre questo è sinonimo di qualità.

Non era facile fare tre grossolani errori in due periodi così brevi, ma Serafini c’è riuscita benissimo (e non era il suo primo incidente, visto il modo con cui più e più volte ha confuso il termine “Hacker” con quello di “Cracker” nell’ultimo mese, ma questo è un’altro discorso).

C’è da dire che Marta Serafini non è la prima nè l’unica giornalista che scrive delle affermazioni imprecise o totalmente sbagliate quando si parla di Software Libero e/o di Open Source, la lista sarebbe assai lunga. A giovamento di queste persone, voglio riportare qui di seguito alcuni concetti essenziali che è utile avere sotto mano quando si parla di queste cose. Ci sarebbe molto altro da aggiungere, e bisognerebbe argomentare maglio, ma già tenere a mente i punti che seguono è un deciso passo avanti.

  • Software Libero e Software Open Source sono due cose un po’ diverse, ma per semplicità diciamo che sono sinonimi, e per praticità chiamiamoli “Open Source” di qui in poi.
  • I programmi Open Source NON sono gratis. Spesso lo sono, ma la gratuità non è una caratteristica fondamentale.
  • Ci sono aziende che guadagnano barcate di soldi col software Open Source. Red Hat, un’azienda americana, ha fatturato 1 miliardo di dollari l’anno scorso grazie all’Open Source (ed è solo una tra le tante).
  • Il senso profondo dell’Open Source è che il codice del programma (quello che viene scritto dal programmatore) debba essere liberamente accessibile, per una serie di ragioni tremendamente importanti e che sono troppo lunghe da riportare qui (ne riparliamo al corso avanzato).
  • Il Software Open Source NON è gratis. E’ libero. Sono due cose diverse.
  • La libera accessibilità del codice scatena una serie di meccanismi che rendono il Software Open Source qualitativamente migliore rispetto al software proprietario.
  • Il Software Open Source è spesso di qualità così eccellente che Google ha scelto il Software Open Source chiamato “Linux” come base per il sistema operativo Android, e quello chiamato “Python” per molti dei suoi siti web.
  • Il Software Open Source (Linux, in particolare) fa girare il 93,8% dei supercomputer più potenti del mondo. Tanto per parlare di progetti che alla qualità ci tengono, un pochino.
  • Il Software Open Source funziona talmente tanto bene che perfino Microsoft (che lavora solo nell’ambito del software proprietario) usa Linux per i server del proprio motore di ricerca.
  • Ad essere Open Source è il software, non i database, o la musica, o i libri, o altri tipi di dati. Quelli lì si chiamano Open Content o Open Data, a seconda dei casi. Si somigliano, si vogliono bene, ma non sono la stessa cosa.
  • Il Software Libero ed il Software Open Source NON sono gratis. Giusto nel caso non si fosse capito.

Quindi, cara Marta Serafini, capisci perchè se dici che: 1) i contenuti di Wikipedia sono Open Source; 2) L’Open Source è gratis; 3) L’Open Source è di scarsa qualità; stai dicendo tre colossali stupidaggini? Quando un giornalista che scrive per un giornale importante firma un articolo impreciso e sbagliato, sta sfuggendo alla funzione fondamentale del giornalista, che è quello di informare e permettere alla gente di avere una mentalità critica su quello che succede. Quell’articolo, e i tanti altri che molti tuoi colleghi hanno scritto in passato anche su altre testate, è ingiustamente diffamatorio e non aiuta a fare chiarezza. Eppure le cose che ho riportate più su sono scritte su migliaia di altri siti web, sarebbe bastata una veloce ricerca su Google per scrivere in maniera più consapevole.